Definisci bambini (eccoli qui i bambini palestinesi)
Vi spiego come li crescono per diventare terroristi
Televisione. Quiz per bambini durante un programma a loro dedicato. Passa una canzone importante per definire l’identità nazionale palestinese (sic.), dove nella strofa principale l’immagine è chiara: sto arrivando con il mio fucile… sto arrivando verso di te, mio nemico… sto arrivando con mannaie e coltelli.
I bambini vengono interrogati su canzoni popolari come questa.
Finisce il quiz, arriva il cartone animato disegnato dal fumettista Naji al-Ala. C’è un personaggio che si chiama Fatima, è una donna palestinese. Fatima consegna un AK-47 a Handala, il personaggio del rifugiato palestinese, e rifornisce di sassi per le sassaiole altri bambini.
Altro programma televisivo, sempre per bambini. Un bambino in uniforme militare con in mano una fionda e un fucile viene intervistato. Risponde che da grande vuole diventare un ingegnere, così potrà far saltare in aria gli ebrei. L’altro bambino in studio gli risponde di continuare a combattere la jihad, così quando sarà più grande potrà combattere gli ebrei.
Facebook. La pagina di Fatah mostra le immagini di un bambino in divisa con in mano un fucile e una fionda. Nel video il bimbo spiega di voler sparare agli ebrei per vendicare il terrorista Omar Abu Laila, un teenager che ha portato a termine un attacco in cui ha ucciso diversi “infedeli” israeliani, prima di essere colpito a sua volta.
I programmi educativi palestinesi presentano i terroristi come modello cui aspirare. Hamas tiene dei campi estivi, simili al vostro C.R.E./G.R.E.S.T./Campo dei Boy Scout, in cui però insegna ai bambini tattiche di combattimento e come usare le armi.
Insegnano loro a venerare quelli che vengono considerati martiri della resistenza, come Abu Jihad che con i suoi attacchi terroristici ha ucciso 125 infedeli israeliani.
Vi riporto le parole di alcuni di questi bambini che sono morti nella loro guerra santa contro Israele:
I. S., anni 13. Sua madre riporta che il giorno prima della sua morte ha detto: «voglio andare al confine e ritornare come martire sul sentiero di Allah».
W. S. K., anni 14, femmina. Sua sorella riporta le sue parole: «questa potrebbe essere l’ultima volta che sto con te. Domani potrei tornare come martire sul sentiero di Allah».
H. J., anni 14. La madre riporta le sue parole: «se Allah vuole, diventerò un martire combattendo sul sentiero di Allah».
Queste storie non me le sono inventate. Non provengono da qualche giornale fanatico filo-israeliano. Non arrivano da un bollettino del governo Netanyahu né dai racconti di Smotrich o Ben-Gvir.
Sono scritte su un reporto dell’ONU, una delle organizzazioni più anti israeliane e filopalestinesi che esistano. Se non ci credete leggetevelo da soli.
In un altro report, l’ONU parla di 8.554 violazioni gravi accertate contro i bambini in Palestina.
Questi bambini sono ovviamente vittime, usati come carne da macello da parte di un sistema di potere basato su una ideologia infernale che poggia le sue basi su una religione che si chiama Islam.
Ma il fatto che siano vittime non cancella la realtà: sono piccoli combattenti che uccidono, assassinano, a volte fanno stragi, e vengono addestrati anche per attacchi suicidi con gli esplosivi.
Non vengono cresciuti come terroristi “perché Israele li bombarda e uccide le loro famiglie” e loro possono resistere all’invasore solo con il terrorismo. Questo è il cavallo di troia con cui vi infilano in testa un racconto distorto della realtà che serve solo per farvi abbracciare la guerra santa contro gli infedeli.
I fatti storici sono inequivocabili: in quelle terre inabitate è nato lo stato di Israele, che non ha mosso guerra a nessuno ma è subito stato attaccato per essere fatto sparire. Gli arabi palestinesi hanno avuto la possibilità di ottenere il loro stato e lo hanno rifiutato, perché l’obbiettivo non è mai stato quello. L’obbiettivo è sempre stata la cancellazione di Israele, come riporta lo statuto di Hamas.
«Israele sarà stabilito, e rimarrà in esistenza finché l’islam non lo ponga nel nulla, così come ha posto nel nulla altri che furono prima di lui»
Ora la domanda “definisci bambino” ha un significato un po’ più comprensibile per chi nelle comodità di casa sua, nella sicurezza della sua città, ascoltava con sgomento le parole di quel signore israeliano un po’ antipatico che rispondeva a quell’apparente brav’uomo di Enzo Iacchetti? Mi auguro di sì.