È censura, ora lo dice il congresso USA
Chiunque abbia detto «non è censura» è ufficialmente un cretino
No, «non è censura». Sono «privati» e fanno «le regole che vogliono». Se non ti sta bene «vattene da un’altra parte». Il web non è «il far west». Libertà di parola non è libertà «di dire quello che si vuole».
Quante volte ho sentito frasi come questa negli ultimi undici anni?
Tante, perché è da allora che mi occupo del problema della censura online. Sì, da almeno dal duemilaquattordici, quando era chiaro che si sarebbe andati nella direzione che oggi ben conosciamo.
Forse ai tempi non poteva essere chiaro a tutti, come lo è diventato nel duemilaventi, ma c’erano abbastanza elementi per prevedere la china che avremmo seguito.
Negli anni mi sono confrontato con i pesi massimi del mondo digitale in Italia, sia in chiave tecnologica che dal punto di vista normativo.
Una volta uno di questi capoccioni mi invitò a un confronto con una squadraccia di avvocatucoli falliti che aveva appositamente radunato per farmi spiegare, in diretta e a mazzate, che la legge avesse sempre ragione e che le mie lagne sulla censura fossero solo il vezzo di un bastian contrario che voleva fare click sulla rabbia della classe più incolta.
A un certo punto, dopo ore di discussioni allucinate, alla mia semplice richiesta di leggere la norma di legge così come riportata dai regolamenti e dalle direttive europee, i Mariuoli della legge piovvero dalle nuvole, guardandosi spaesati.
«La legge!? e che c’azzecca?», parevano dire i loro volti spaesati e i loro vitrei occhi persi nella lente di plastica della webcam.
Nessuno dei principi del foro si era chiesto, per più di due ore, che cosa dicesse la legge. Non lo sapevano questi animali, e non gli importava nemmeno. Loro vivevano di sentenze, di cosa avevano fatto in questa o quella consulenza, di cosa gli diceva quella zucca vuota che erano obbligati a portarsi appresso apparentemente senza ragione e senza manco poterla sfruttare come portaoggetti poiché Iddio gliela aveva montata sigillata.
Da lì niente entra, e niente esce.
A cosa servirà mai? Non lo scopriremo mai né noi, né loro.
In un’altra occasione mi confrontai con un omino piccoletto e con gravi complessi di inferiorità. Uno che si distingue per le mancanze, più che per le presenze.
Uno di quelli che ha imparato che enfatizzare i propri difetti comunica sicurezza all’interlocutore, e che quindi ostenta un’autoironia talmente innaturale da suonare sinistra, mostrando costantemente di essere a un passo da una crisi nevrastenica incontenibile.
Sforzandosi come una fetta di groviera che cerca di farsi toma a suon di stucco l’ometto mi insegnava, a tratti con paternale benevolenza dall’alto dei suoi incolmabili dieci anni di esperienza di vita in più di me, come quella applicata dalle piattaforme non fosse mica censura.
Solo che dopo ore di discussione, spalmate in vari anni, non ho ancora capito cosa stesse cercando di dirmi che fosse.
Boh.
Ora interviene il Congresso
Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti. Commissione Giustizia.
Viene pubblicato un report di 145 pagine, provvisorio, che descrive un regime di censura orwelliana. La censura europea, attuata in particolare tramite il DSA.
Nell’analisi non viene solo citato ciò che è noto, come le regole europee - che già basterebbero per parlare di grande fratello ideologico -, ma vengono anche citate comunicazioni segrete intercorse tra la Commissione Europea e le piattaforme americane.
Tutto un pacchetto di informazioni che mostra chiaramente un sistema volto alla censura di qualsiasi informazione che può essere dannosa per il potere. Un sistema che spaccia queste informazioni dannose per sé, come se fossero pericolose per i cittadini. Un sistema che chiama disinformazione e ingerenza straniera qualsiasi esternazione che può mettere a repentaglio la percezione e l’accettazione dei membri del governo europeo.
E per gli americani questa è una grave minaccia. Lo è perché le loro aziende vengono intimidite a colpi di maximulte. Multe miliardarie, che l’Europa commina qualora non si adeguassero ai suoi diktat.
L’Europa è un sistema falsamente “di diritto”. Obbliga le piattaforme a far rivedere le proprie decisioni da enti terzi che da loro devono essere indipendenti, ma che non è richiesto siano anche indipendenti dal potere politico che questi enti certifica.
L’Europa incoraggia le piattaforme a lavorare con pseudoscienziati e think tank pro censura, scrivono gli americani.
Alcune di queste iniziative sulla carta sarebbero volontarie, ma secondo i documenti della Commissione Giustizia, che ha messo le mani su mail private, gli europei minacciano le piattaforme di aderire anche ai codici di condotta volontari, perché in caso contrario ci sarebbero ripercussioni sulla loro attività.
Sulla carta il DSA è il male. Ma nella realtà è anche peggio.
È questa la conclusione dello studio americano che, ci scommetto, non verrà raccontato in Italia.
Bene, lo farò io.
Allora si salvi chi può perché gli americani verranno in Europa per stabilire la democrazia a suon di bombardate