I comunisti non sanno la matematica
La buffonata della Sumud Flotilla con due conti della serva
Partiamo da una domanda. Di quanto cibo avrebbe bisogno Gaza, secondo le stime ufficiali?
La quantità minima calcolata dalle organizzazioni umanitarie è 62.000 tonnellate al mese, necessarie a garantire un minimo di pasti quotidiani per tutta la popolazione della striscia.
Significa che al giorno servono 2.000 tonnellate di derrate alimentari.
Lo dico io? No, lo dice il The Guardian.
La Global Sumud Flotilla si vanta di aver raccolto, solo a Genova, ben 300 tonnellate di aiuti.
Lo dico io? No, lo dice Politico.
Di queste, non è chiaro quante sia effettivamente in grado di imbarcarne, perché si parla sempre di quantità raccolta ma mai di capacità di trasporto.
Ora, quante imbarcazioni hanno salpato alla volta di Gaza?
Inizialmente erano 24, ma siccome alcune non erano nella condizione di proseguire nella navigazione ad oggi ne sono rimaste soltanto 19.
Lo dico io? No, lo dice Jerusalem Post.
Ora, facciamo un conto assurdo, ipotizzando che ogni singola imbarcazione possa trasportare tutti gli aiuti raccolti a Genova, calcolo chiaramente non credibile ma favorevole per loro.
Facciamogli un altro regalo arrotondando le imbarcazioni a 20.
Trecento tonnellate per venti barche significa: 6.000 tonnellate di cibo.
In altri termini sono tre giorni di fabbisogno per la striscia di Gaza, secondo i calcoli delle organizzazioni umanitarie.
Questo ovviamente se l’equipaggio sta a digiuno fino a Gaza, ma mettiamo in conto che sia così.
L’operazione nata per “rompere l’assedio di Gaza” (quale?) nella migliore e più fantasiosa delle ipotesi potrebbe sfamare i Gazawi per tre miseri giorni.
E soltanto se consideriamo la realtà come quella di un cartone animato, perché nel mondo vero l’intera flotta è in grado di trasportare realisticamente solo una frazione del fabbisogno giornaliero.
Che significato ha questa operazione, pensata per essere una tantum, nell’economia globale del conflitto?
L’unico senso che le si può attribuire è quello della propaganda politica. È una azione da circo che serve per scattare fotografie, girare qualche video, ma soprattutto lagnarsi quando verranno bloccati dalla marina militare israeliana.
Perché lo sanno perfettamente che succederà.
È l’operazione chiagni e fotti.
Anche perché il problema di Gaza non è la mancanza fisica di cibo. Il cibo c’è. Le derrate sono disponibili. Il problema è la loro distribuzione, che viene impedita da Hamas, che sequestra tutto il cibo in ingresso e lo usa come merce di scambio. E se lo rivende sul mercato nero.
Lasciateli passare
Ma io ho un sogno. Io non smetto di credere. Io ho fede. E speranza.
E spero che Israele li lasci passare. Sogno un mondo in cui il governo di Gerusalemme inizi a fregarsene della sicurezza di chi vuole entrare a Gaza. Sogno il giorno in cui verrà concesso di attraversare il confine a chiunque lo chieda: giornalisti, attivisti, semplici curiosi.
Fateli entrare.
Netanyahu, sei la nostra unica speranza.
Falli entrare.
Ti prego.
E se faranno la fine di Vittorio Arrigoni, andato a Gaza per sostenere il popolo palestinese e trucidato da un gruppo terrorista jihadista di compagni che sbagliano, ce ne faremo una ragione.
Israele, smettila di farti carico della responsabilità del destino di questa gente.
Lasciala libera di esprimersi.
Caro Andrea, ultrasettantenne abbonato da quasi 2 anni. Su alcune tematiche sono allineato con te. Su altre siamo su sponde opposte. Vada per Assange terrorista, vada per i dubbi su Ustica e strage di Bologna, vada per le valutazioni Ucraina/Russia/EU/Nato USA ecc.
Ma Bibi sei la nostra unica speranza...proprio no. Chiediti almeno se davvero tutte le tue fonti siano attendibili al 100%, e quelle degli altri siano tutte inaffidabili/fake/propaganda al 100%.
Per la legge dei grandi numeri, mi sembra irrealistico.
Ovviamente continuerò ad essere un tuo abbonato. Ci mancherebbe
Va fa sé che "gli aiuti" non sono il punto in questa storia, è evidente che quattro barchette non possono certo contribuire ad alcunché dal punto di vista logistico: l'operazione è politica e mediatica, com'è normale quando si muove Open Society.