Il giornalismo investigativo che gli italiani non conoscono
Appena Seymour Hersh ha raccontato che il Nord Stream è stato fatto esplodere dagli americani, è stato azzannato alla gola da tutto il mondo giornalistico
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Giornalismo investigativo
Quasi una settimana fa il giornalista americano Seymour Hersh, premio Pulitzer nel 1970, ha pubblicato un articolo-bomba proprio sottoforma di newsletter nella stessa piattaforma da cui state leggendo questa lettera.
Il pezzo è un articolo di inchiesta che attribuisce agli americani la responsabilità dell’esplosione del Nord Stream, il gasdotto che trasportava gas naturale dalla Russia alla Germania, il cui raddoppio doveva essere inaugurato appena prima lo scoppio della guerra in Ucraina.
A volte il tempismo è micidiale.
Hersh racconta che una sua fonte, ovviamente anonima e molto vicina alle stanze dei bottoni, gli ha riferito che gli USA progettavano quella esplosione sin da prima dello scoppio del conflitto in Ucraina, e che le mine siano state piazzate a giugno 2022, per poi decidere di farle esplodere il 26 settembre.
La grande fuga di metano con conseguente danno ambientale ce la ricordiamo tutti quanti, anche se non tutti ne hanno compreso le conseguenze e le implicazioni.
Riepiloghiamo i fatti: tedeschi e russi si mettono d’accordo, a partire dai tardi anni ‘90, per realizzare questa opera faraonica. È un progetto ambizioso, si tratta di attraversare il mar Baltico con una coppia di tubi posati sul fondo, in modo da poter trasportare velocemente il gas tra i due paesi, senza averne altri a fare da intermediari.
Qual è il primo paese che ci perde?
Ovvio, quello che prima era il principale paese intermediario del gas russo. L’Ucraina. Per lei è una tragedia, perché significa che ogni metrocubo che passa per il Nord Stream non passa più dal suo sistema corrotto, e non genera soldi per lei.
Dopo alcuni anni il Nord Stream viene inaugurato, e dopo qualche altro anno ancora la cancelliera Angela Merkel pensa che sia stato conveniente posare quei tubi, così decide di raddoppiare l’impresa costruendo il Nord Stream 2.
La seconda linea è pronta per essere inaugurata già alla fine del 2021, ma la politica ferma il progetto.
In che senso la politica ferma il progetto?
Beh, i malumori sono parecchi. All’Ucraina non va giù perdere così tanti soldi. Ma che peso ha l’Ucraina? Nessuno, ovviamente. È un campo di patate governato da uno dei sistemi più corrotti del pianeta.
Il problema è che l’Ucraina è una testa di ponte americana per il contenimento della Russia. E agli americani non è mai andata a genio la politica energetica tedesca e la sua dipendenza dal gas russo, che si traduce facilmente in una dipendenza europea dalle aziende di Putin.
Ora, formalmente gli americani non hanno alcun ruolo nel Nord Stream, che è un affare che riguarda tedeschi e russi, e si direbbe che non dovrebbero metterci becco. Ma ovviamente non è così.
Il governo tedesco poi alla fine del 2021 è cambiato, e la Merkel se n’è andata lasciando il posto a Olaf Scholz. È come passare da una squadra di Serie A a quella dell’oratorio del giovedì sera.
Con una Germania incapace di salvaguardare i propri interessi, le pressioni americane fanno sì che il nuovo governo tedesco metta in pausa l’inaugurazione del Nord Stream e inizi a trovare scuse per ritardarne l’apertura, fino a metterla addirittura in dubbio.
La Russia inizia a dare segnali di irritazione e così intervengono direttamente gli americani, il genitore severo e intransigente. Biden dichiara che se i russi toccheranno l’Ucraina “non ci sarà più un Nord Stream”, minacciandone apertamente la distruzione.
Dopo pochi giorni i carri armati di Putin varcano il confine ucraino e inizia l’invasione.
Questa storia ve l’ho già raccontata nella newsletter del 3 ottobre, vedere per credere. Ma oggi si aggiunge un importante tassello, l’articolo di Hersh, che si incastra perfettamente e combacia con tutti i pezzi.
Le fonti anonime
Hersh viene azzannato alla gola per aver raccontato dell’operazione di distruzione del Nord Stream, a dire della sua fonta progettata e messa a punto dagli americani.
Il New York Times e il Washington Post si rifiutano addirittura di nominare il nome di Seymour Hersh. Se provate a cercarlo sui loro siti non troverete neppure un lontano accenno all’articolo che ha scosso il mondo intero.
Bisogna insabbiare tutto, non dargli spazio per non legittimare ciò che viene considerato feccia. È il metodo utilizzato da tutti i sistemi di informazione corrotti.
Gli italiani, in particolare, vengono facilmente conviniti che Hersh sia un malfattore, perché tutto il suo racconto si basa su una fonte anonima.
Gli italiani non conoscono il giornalismo d’inchiesta, che per loro significa, se va bene, Report di RAI 3 (senza nulla togliere a un ottimo programma). Di conseguenza non possono sapere che è perfettamente normale che una fonte di quel livello sia anonima.
Chi racconta segreti di questo genere viene chiamato Whistleblower dagli anglosassoni, letteralmente fischiatore, o “informatore” se preferite.
Esporre segreti di questo livello ti fa finire in galera, è per questo che le fonti sono generalmente anonime. Avete presente WikiLeaks? Ecco, si basa sull’anonimato delle fonti.
Il che non significa che nessuno verfichi quanto detto dalle fonti. Quello sta alla professionalità e alla capacità dei giornalisti che raccolgono le sue informazioni, e che su quelle informazioni ci si giocano la carriera.
Sto dicendo che è tutto vero solo perché Hersh è un premio Pulitzer? Assolutamente no. Mi limito a osservare un tassello, finora perfettamente coerente con tutto lo schema, riportato da un giornalista di primissimo livello e che può anche sbagliare. Ma mi guarderei bene dal bollare tutto come cazzate solo perché si è usata una fonte anonima o c’è qualche minimo dettaglio fuori posto.
Ci saranno altre inchieste, altri approfondimenti. Come Harsh, i prossimi che se ne occuperanno si vedranno bollati su Wikipedia come complottisti, come è successo a lui.
Ma attenzione, perché qui stiamo scherzando con il fuoco, e in presenza di una fuga di gas come quella del Nord Stream è un attimo a far scoppiare tutto. Se ciò che dice Hersh fosse vero, quello rappresenterebbe un vero e proprio atto di guerra americano, con tutte le conseguenze del caso.
Ci aggiorniamo al prossimo numero, spero di esservi stato utile.
Certo che anche le "catastrofi naturali" hanno un tempismo perfetto quando ci sono di mezzo gli americani: la Turchia vuol smerciare il gas russo in Europa tramite il gasdotto dell'Azerbaijan? Taaac, un bel terremoto danneggia PROPRIO quel gasdotto. Anche madre natura è stars 'n' stripes!!!