Il true crime da influencer della Fagnani
Un commento sullo scempio fatto con Massimo Bossetti
Sono tornato. Dopo più di due mesi con un braccio legato contro la pancia, a causa di un incidente, posso nuovamente scrivere con due mani sulla tastiera. Ed eccoci qui, la newsletter riprende. Perdonatemi per l’attesa.
Ho guardato questa cosa che non ho capito cosa fosse. Una specie di intervista condotta da una persona disinteressata alle risposte dell’ospite a cui ha fatto domande apparentemente senza alcuna ragione.
Dio li fa e poi li accoppia. Il programma di Francesca Fagnani è giustamente introdotto da un signore che si chiama Stefano Nazzi. In ogni puntata del podcast che conduce ribadisce di “fare questo lavoro da tanti anni”, ma nessuno che io abbia conosciuto e che si sia occupato per davvero di cronaca giudiziaria sapeva chi fosse questo Nazzi prima che iniziasse a pubblicare su Il Post.
Nessuno.
Ma fosse solo quello il problema. Ogni caso che tratta sembra conoscerlo - al massimo - per i contenuti della sentenza.
Analizzare e raccontare un processo conoscendo solo la sentenza è un po’ come farsi scrivere le recensioni dei ristoranti dai loro proprietari.
La sentenza è scritta dal giudice per darsi ragione, e giustificare la sua decisione.
Così, il podcast Indagini diventa l’ennesima perdibile bacheca della magistratura italiana, e Nazzi lo strillone dei giudici, come se ne avessero bisogno.
Tra l’altro se gli autori de Il Post evitassero di rubare e derubare i contenuti altrui senza neppure citarli almeno dimostrerebbero un piccolo senso deontologico nel metodo, visto che nel contenuto siamo ben lontani da ciò che ci si aspetterebbe da un prodotto che pretende di essere giornalistico senza riuscirci.
Ma Dio li fa e li accoppia anche in un altro senso: Francesca Fagnani è la compagna di Enrico Mentana. Colui che ha regalato all’umanità Open e il suo Fact Checking, che non è null’altro che un gruppetto di disperati che fanno ricerche su Google per decidere cosa è vero e cosa è falso.
Insomma, gli ingredienti ci sono tutti per il grande botto. Che infatti è arrivato.
La prima puntata di Belve Crime (rooar, visto il logo), che sarà anche l’ultima che mi sorbirò di questa fetenzìa, ha chiarito le intenzioni e la struttura del programma: una vetrina per Francesca Fagnani e un ennesimo bollettino pubblicitario per l’infallibile e incriticabile magistratura italiana.
Riesce addirittura ad abbassare il livello dei contenuti di Stefano Nazzi e diminuirne l’apporto giornalistico che già rasentava lo zero.
Viene contestato a Massimo Bossetti di non aver partecipato alla fiaccolata per Yara, dopo la sua scomparsa visto che “nei paesi si usa così”. La conduttrice insinua che il furgone di Bossetti fosse passato dalla palestra di Brembate giocando sull’ambiguità e facendo credere che fosse lì in prossimità della scomparsa.
Non sa che il dna è stato analizzato da un solo laboratorio e proviene da un arlecchino di analisi che non hanno neppure dato risultati stabili durante le ripetizioni.
Insomma, non sa un cazzo di niente.
Sa solo una cosa, che “questi risultati li hanno raggiunti dei professionisti e se li mettiamo in discussione allora vale tutto e possiamo mettere in discussione tutto”.
Ma allora, cara Fagnani, se ci sono tre gradi di giudizio che hanno stabilito una verità che non vuoi mettere in discussione, se i risultati dei professionisti (ma vale solo per quelli dell’accusa ovviamente, gli altri sono coglioni) non si mettono in discussione, mi sovviene una sola domanda:
ma tu, qui, con Bossetti. A che cazzo servi?
A che cazzo servi, Fagnani?
Che cosa sei qui a fare? È già tutto scritto, è già tutto accertato, è già tutto deciso. Allora non ci rompere i coglioni con le tue nazzate, e passa oltre, che fare una trasmissione per discutere ciò che è indiscutibile significa solo che vuoi cambiare qualche lettera e da Fagnani ti vuoi chiamare Ferragni. E mostrare, anziché fare.
Ne possiamo fare a meno.
Fagnani è un incrocio tra Barbara D’Urso e Maria De Filippi, solo che lei è veramente convinta di essere la più figa e la più colta di tutte.
Non mi spiego perché la gente vada da lei a farsi mettere in croce.
Sempre detto che il botulino fa male.