Il vero potere comunista: sarò costretto a chiudere?
Facciamo il punto sulla delibera Agcom
Mi sono preso un mese di silenzio stampa su questa newsletter perché non ho ancora completamente elaborato la gravità della situazione in seguito alla delibera Agcom sugli “influencer”, che potrebbe realmente rischiare di farmi chiudere baracca e burattini.
Cos’è l’Agcom? È l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Inizialmente doveva essere l’autorità che avrebbe vigilato sull’editoria, in modo da evitare concentrazioni di potere economico e abusi di posizione dominante nel mercato. Ma l’appetito vien mangiando, e oltre all’editoria l’autorità è stata investita di potere di vigilanza anche sulle televisioni e sulle radio.
Sempre in chiave “antitrust”.
Ma è sotto il governo Prodi, nel 1997, che l’Agcom diventa la piovra che è oggi. Un’autorità amministrativa indipendente che non si limita a osservare il mercato per prevenire e sciogliere concentrazioni di potere e abusi di posizione dominante, ma che, bypassando il Parlamento, il Governo, la Giustizia e qualsiasi altro potere dello Stato, vigila e norma anche i contenuti che, all’interno dei canali di comunicazione, vengono trasmessi.
L’Agcom diventa quindi il vero e proprio Ministero della Verità.
Una autorità eversiva che recentemente ha messo i suoi tentacoli anche sul mondo del web.
La scusa è sempre la stessa: mettere fine al “far west” (trasformandolo in un “far east” di stampo totalitario cinese).
E così, con la scusa del Pandorogate di Chiara Ferragni, quando l’Agcom ha punito una completamente innocente Ferragni comminandole una multa con le modalità tipiche della Corea del Nord, i burocrati delle comunicazioni hanno deciso di entrare a gamba tesa nel mondo degli influencer.
Laddove il termine “influencer” in realtà indica chiunque pubblichi qualsiasi cosa su internet, avendo un pubblico che lo ascolta. E quindi nella definizione ci rientro anche io.
Non solo, rientro a pieno titolo, e di svariate misure, nella definizione ancora più specifica di “influencer rilevante”, categoria alla quale l’Agcom impone il rispetto di norme ancora più stringenti.
E non lo fa in forza di una legge, ma con una delibera. Una delibera che si sono scritti da soli i cinque componenti dell’autorità, e che applicheranno autonomamente senza dover chiedere il permesso né ai giudici né al parlamento.
In sostanza l’Agcom pretende che gli influencer siano “imparziali nelle informazioni fornite”, che “adottino strategie di lotta alla disinformazione", insieme a una serie di altre prescrizioni fumose e prive di significato concreto.
L’Agcom in sostanza mette al bando canali come il mio, dove non ho alcuna intenzione di essere imparziale, né di adottare strategie di lotta alla disinformazione, dal momento che nessuno mi sa dire cosa sia informazione e cosa disinformazione. Soprattutto non lo farò se la lotta alla ‘disinformazione’ alla fine sarà dire ciò che scrive David Puente su Open.
Il problema è che l’Agcom ha sia scritto la regola e sia ha il potere di farla rispettare. E quindi anche di interpretarla come meglio crede.
Infatti, non essendo una legge ma una prescrizione amministrativa, sono sempre loro a decidere quando multarti, con sanzioni che possono arrivare fino a 600.000€ (seicentomila).
È come una multa per divieto di sosta. Ti comminano la sanzione, e se poi non ti sta bene è un problema tuo rivolgerti al TAR, con costi da sostenere che sono improponibili per chiunque non sia Mediaset o RAI. Certamente lo sono per me.
Quindi che si fa?
Ora c’è da capire come muoversi. Avere questa spada di damocle sulla testa rende impossibile lavorare serenamente. Significa convivere con la consapevolezza di poter essere messi in croce non solo sul web, ma nel mondo reale, con una facilità disarmante.
Sto valutando, insieme a dei legali, la possibilità di contestare la delibera preventivamente, poiché i suoi contenuti appaiono abnormi e incostituzionali. Vedremo se e cosa si potrà fare.
Sappiate però che la situazione è ormai sovrapponibile a quella di un paese totalitario, e questo sta avvenendo nel silenzio generale. Nessuno dei cialtroni che fanno mestieri simili al mio su internet ha proferito parola su questo argomento.
Si vede che sono consapevoli che la loro rientri nella corretta e imparziale informazione, e le loro siano strategie di contrasto alla disinformazione. Buon per loro. Finché il vento non cambia.



Bisognerebbe agire preventivamente, facendo un esposto in procura e chiedendo di verificare se la condotta dell'autorità di vigilanza non costituisca reato, per esempio una fattispecie contro l'ordinamento democratico della repubblica, quali l'art. 294 Codice Penale, o l'abuso d'ufficio di cui all'art. 323 Codice Penale?
Da quando noi comunisti abbiamo preso il potere in Italia, la vita è dura per i paladini della libertà come lei. Scappi all'estero se non vuole rischiare i gulag. Un caro saluto dalla mia dacia.