La merda che ci fanno ingurgitare
E quanto ci piace bere tutto fino in fondo, e poi leccare anche il cucchiaio!
Slurp. Glù, glù. Fino all’ultimo minuzzolo che rimane incagliato tra i canini e gli incisivi. E poi via, una bella lisciata con la lingua per mondare l’ultimo strato oleoso che si incrosta sul fondo del cucchiaio, lasciandolo striato di marrone.
Tutto dentro, fino all’ultima mestolata del mangia-e-bevi sapore merda. Senza neanche un cubetto di ghiaccio per stemperarne il miasma.
Così vengono alimentati gli italici, nutriti a pienate di cucchiai da quando sono in fasce, fin quando non divengono belli pasciuti. Grassottelli, trasudanti concime. Che se li pianti nella terra sbocciano come bulbi.
E guai a toglier loro la dose quotidiana che si aspettano.
Diventano nervosi, protestano perché ne hanno diritto. Ne vogliono ancora. Di più.
La bramano, la merda.
La usano come nutriente, e come surrogato del tepore materno. Lo sterco li culla nella serenità dell’abitudine, li coibenta preservandoli dal gelo dell’ignoto mondo, dal quale sono sempre stati protetti con amorevole e merdosa cura.
Allevati a carriolate di guano informativo, gli italiani non hanno anticorpi per sopravvivere nella pungente spietatezza dell’oltre-Italia®.
Il dramma è il companatico nazionale. Marinato nel succo della lamentela dà vita alla la refezione cui nessuno, qui, vuol sottrarsi.
Il pilota suicida si trascina all’inferno un aereo intero
«Le indagini e le analisi della scatola nera non lasciano dubbi: non è stato un errore, é stato un gesto volontario, probabilmente dettato da uno stato di forte depressione».
A scrivere questa sciocchiméria invereconda è Andrea Moccia di Geopop, un tizio che dovrebbe far di mestiere il divulgatore scientifico, ma che invero sparge babbonate popolari e ciarle da corteo come quella testé esposta.
Che mestizia.
E dire che questi sono quelli ‘nati dal basso’ per riempire il ‘vuoto culturale’ lasciato incolto dal putridume marcescente che ci veniva proposto e imposto dall’alto.
Si può ben dire che hanno orgogliosamente superato in bassezza ciò che già vi era, riempiendo al massimo gli interstizi rimasti liberi con una sac à poche caricata a liquame putrescente.
Perché di queste conclusioni, addirittura senza dubbio alcuno, non vi è traccia nella realtà.
Niente e nessuno, che sia minimamente serio, può azzardarsi a dire che quel Boeing 787 sia cascato per un gesto volontario del comandante. Figuriamoci attribuirgli anche una causa psicologica come la depressione. Anzi no, la forte depressione. Evidentemente misurata da Andrea Moccia con il depressometro.
Follia.
Delirio psicotico.
Che trova non solo in Moccia terreno fertile, ma anche naturalmente in tutta la rumenta della stampa nazionale, dalla Rai a Repubblica.
Il motivo? Il primo allucinato è il Wall Street Journal, che guarda caso prende il nome dalla strada che ospita la più grande borsa valori del mondo: quella di Nuova York.
Borsa valori ove è quotata, guarda il caso, proprio la Boeing, ditta produttrice di quel 787 venuto giù. Che certamente ha tutto l’interesse a scrollarsi di dosso ogni sospetto dirottando le preoccupazioni sui piloti, allontanandole dal mezzo.
E così il noto giornale americano si inventa di sana pianta che dalle indagini sarebbe emerso, senza ombra di dubbio, che l’aereo è stato fatto capicollare a terra da un gesto consapevole e volontario.
Peccato sia tutto partorito dalla mignotta gravida dell’interesse, e non dal ventre immacolato della Dea della verità.
A Gaza gli israeliani massacrano la folla in attesa del cibo
Lo riferiscono i media. Secondo Al Jazeera. Numeri del ministero della sanità di Gaza. Che non esiste. E si chiama Hamas.
Notizie de relato, la cui origine si perde nelle pieghe dei quotidiani come un ago in pagliaio.
Decine, centinaia di morti al giorno. Migliaia alla settimana. Uno dei crimini di guerra continui più gravi cui i contemporanei abbiano mai assistito.
Eppure, così effimero. Senza fonti. Senza prove.
È una storia che si sostiene come un cerchio di persone che si siedono ognuna sul ginocchio di chi li segue, offrendo il proprio a chi precede.
Un equilibrio precario, una fonte ricorsiva che se analizzata in qualsiasi punto, permette di risalire la corrente delle citazioni sino a tornare al punto da cui si aveva iniziato a scavare.
Una illusione ottica, come le scale di Escher.
Fate una bella cosa. Date anche a me la mia cucchiaiata di merda. Fatelo per pietà. Finiamola qui.
Già. Usarono forse il depressometro anche per German Wings, mi sa...
#Mentana e #parenzo avrebbero ragione o mi sono perso qualcosa? Grazir