Quello che è successo non è successo. Non così.
Non è credibile e non è possibile. Da quando è iniziata l’offensiva dei cosiddetti ribelli a quando Damasco è caduta sono passati dodici giorni e trecentosessanta chilometri.
Il problema è che oltre a Damasco sono cadute altre due importanti città: Aleppo e Hama. La prima, in due giorni.
Tu ci credi?
Ecco un dato interessante. Da dottrina NATO il combattimento urbano prevede un tasso di perdite di tre a uno in sfavore dell’attaccante. Quando a fronteggiarsi sono due eserciti regolari.
Significa che chi attacca una città deve mettere in conto di perdere tre volte gli uomini di chi la difende. Almeno. Perché questo rapporto può anche crescere, ma non diminuire.
Inoltre chi attacca deve prepararsi ad impantanarcisi dentro, per molto tempo. Ecco perché quando è possibile non si deve mai combattere in città, se si attacca. Mentre chi difende cerca di attirare in area urbana il nemico.
Questo rapporto poi è valido quando a scontrarsi sono due eserciti regolari, ma in Siria avevamo un esercito a difendere la città, contro una milizia di tagliagole.
Quella che vedete qui sopra è Aleppo. Una città da due milioni di abitanti. Un coacervo di vie, tombini, garage, scantinati, edifici semidistrutti, budelli stradali. Il parco giochi per giocare alla guerra, che avrebbe messo in difficoltà qualunque esercito del mondo.
Eppure i ribelli l’hanno occupata in due giorni e senza avere perdite.
E non solo hanno preso la città, ma anche tutte le armi che conteneva, quelle che i siriani dell’esercito di Damasco hanno abbandonato sul campo per darsela a gambe. Senza praticamente combattere.
Vi sembra possibile?
A me molto poco, ecco perché penso che la Siria sia stata comprata. Penso che qualche generale abbia svenduto Assad e le sue forze armate.
Ho deciso quindi di fare un approfondimento verticale su questa situazione e l’ho pubblicato su YouTube. Dentro ci sono alcuni indizi interessanti che nessuno ha fino ad ora analizzato, che provengono direttamente dal campo di battaglia.
Buona visione.